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Antonio di Gennaro, 1 febbraio 2014
Dunque l’aura di bonomia che sprizza dagli spot pubblicitari era tutta una montatura, il capitano che dispensa bastoncini non è poi tanto saggio, se la Findus ha deciso di sospendere a titolo precauzionale gli acquisti di ortaggi della piana campana. Per gli altri territori della regione il conferimento dei prodotti è condizionato ad una tale mole di analisi e accertamenti a carico del produttore, da renderlo impossibile, la Campania di fatto è estromessa dalle forniture. Atteggiamento diametralmente opposto quello del gruppo Coop, secondo il quale la Campania continua ad essere “terra di eccellenti produzioni di qualità ed è sbagliato allargare il problema di una zona a tutta la regione… Abbiamo compiuto una campagna straordinaria di controlli sui prodotti ortofrutticoli provenienti in particolare dalla cosiddetta “terra dei fuochi” e i risultati sono molto buoni. Pertanto rassicuriamo i soci e i consumatori”.
Il mercato è libero, ci mancherebbe, ognuno è padrone di fare quel che vuole, ma una cosa è chiara: decidere il blocco degli acquisti dei nostri prodotti ortofrutticoli, per motivi precauzionali (sino ad oggi nemmeno un campione commercializzato è risultato contaminato), è un provvedimento di facciata, un modo simbolico di rassicurare il consumatore atterrito dalla tempesta mediatica (secondo una ricerca Datamedia il 75% dei consumatori italiani avrebbe deciso di non comprare più campano). Il risultato vero è quello di prostrare migliaia di produttori onesti, costretti a svendere produzioni di qualità, che saranno magari immesse nei circuiti commerciali sotto mentite spoglie.
I nostri prodotti sono sicuri, ma in questo momento appare impossibile svincolarsi dalla ferrea equazione ben descritta da Ugo Leone nel suo articolo su Repubblica Napoli di venerdì 29 gennaio, che lega in una tragica catena, tutta da dimostrare, i rifiuti, l’agricoltura, la salute delle persone. Eppure, pezzi di ragionamento iniziano ad emergere. Nel suo intervento al recente convegno organizzato dal gruppo Pandora a Città della Scienza, Mario Fusco, il direttore del Registro tumori dell’Asl Napoli 3, nel cui territorio ricade gran parte della piana campana, ha spiegato come, secondo i dati ufficiali, l’incidenza delle malattie tumorali in quest’area è in linea con quella nazionale, ma la mortalità è superiore. Questo significa che ci si ammala allo stesso modo, ma si muore di più.
E’ questa allora la vera faccia del dramma, quella di un’area metropolitana senza regole, dove l’assistenza al cittadino, gli indici di qualità della vita e di civiltà minima sono al fondo delle graduatorie nazionali ed europee e dove, paradossalmente, l’agricoltura era tra le poche cose a funzionare. Se questo è il quadro, con il decreto “terra dei fuochi”, come si è cercato di illustrare nei precedenti interventi su questo giornale, il governo rischia di fare lo stesso errore di Capitan Findus: quello di ripiegare su politiche simboliche, che non sfiorano le cause strutturali del disagio, della discriminazione, di un disordine territoriale divenuto oramai inaccettabile per gli abitanti, come per l’opinione pubblica globale.
Pubblicato su Repubblica Napoli del 05 febbraio 2014 con il titolo “L’errore della Findus la lealtà della Coop”.
L’illustrazione: Captain Findus visto da Cavalars
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