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Antonio di Gennaro, Repubblica Napoli 1 ottobre 2021

Sono passati sette anni dalla legge “Sblocca-Italia” e qualcuno finalmente si è accorto che a Bagnoli non si è sbloccato proprio niente. Ieri il presidente Draghi ha annunciato la decisione del consiglio dei ministri di assegnare al prossimo sindaco di Napoli la carica di commissario di governo per la bonifica e la rigenerazione dell’ex area siderurgica, al posto dell’imprenditore Francesco Floro Flores, il cui incarico scade nei prossimi giorni. Dietro la svolta, il lavoro efficace del ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna.

Draghi ha dichiarato che per il recupero di quest’area, atteso da 30 anni dai napoletani, è necessario “migliorare la governance”, e il ministro Carfagna ha precisato che sarà adottato il “modello Genova”, quello cioè che ha consentito la ricostruzione del ponte Morandi in un tempo assai breve, rispetto a quelli ultradecennali necessari per il completamento di un’opera pubblica in Italia.

In molti commenti di stampa l’accento è stato posto sul bilancio fallimentare del commissario straordinario uscente, il povero Floro Flores, ma si tratta di un errore di prospettiva: dal 2014 il dominus assoluto dell’intera vicenda è stato il soggetto attuatore, Invitalia. Se il cambiamento di governance sarà effettivo o no, potremo quindi stabilirlo solo verificando la concreta e reale redistribuzione di poteri tra il prossimo commissario di governo, cioè il sindaco della città, e Invitalia, la società guidata da Dominico Arcuri, che è opportuno torni al ruolo strumentale che gli compete.

Questo giornale ha in tutti questi anni raccontato con chiarezza il dramma della perdita di tempo e di speranza, all’inseguimento di una costosissima bonifica senza fine, sempre ideologicamente anteposta a una sobria messa in sicurezza, come si fa in tutti i paesi civili. Nel recente reportage su Bagnoli su queste stesse pagine, realizzato con Giuseppe Guida, si racconta come nel frattempo la natura ha lavorato per noi, la vegetazione spontanea ha già migliorato le cose, e il parco c’è già, certo provvisorio, temporaneo, ma di una bellezze struggente, senza rischi per i visitatori, solo che è chiuso, e per entrarci, per scattare anche solo una foto devi sottoporti a una procedura di sicurezza che neanche a Guantanamo.

Quanto al “modello Genova”, se la politica per farsi intendere ha bisogno di semplificazioni, bisogna pure riconoscere il fatto che si tratta di operazioni molto diverse, che ricostruire un pezzo di città è cosa estremamente più complessa del progetto di un viadotto. Tanto più che anche su questo versante si è perso tempo. Il PRARU, il piano urbanistico per Bagnoli licenziato dalla cabina di regia, è un oggetto nebuloso, privo di basi e concretezza, come dichiarato nero su bianco dal Ministero dell’Ambiente nel suo parere ufficiale. La riprova è che nessuno ha provato a metterne nemmeno qualche frammento nel Piano nazionale di recupero e resilienza, nel quale alla fine è entrato di tutto, a causa della totale mancanza di sostanza e credibilità.

Nell’attesa di conoscere contenuti e  profilo della nuova governance, il provvedimento del governo Draghi, piovuto d’improvviso come una meteora proprio nelle ultime ore di campagna elettorale, appare comunque come l’ultima grande occasione, per il nuovo sindaco, la città, la sua classe dirigente, di dimostrare una capacità di governo, il coraggio di riprendere il futuro nelle proprie mani.