E’ uno degli hot spot di biodiversità più importanti della Campania: un’area umida estesa più di cento ettari, nelle terre basse di Villa Literno, miracolosamente incastrata tra la città abusiva del litorale domizio e il retroterra disordinato dell’agro aversano e giuglianese. Un paesaggio misterioso, con un reticolo capillare di canali e specchi d’acqua che lambiscono campi erbosi di argilla e torba nera, a ridosso della duna massacrata dall’abusivismo. Terra e acqua, e silenzio. Bidognetti ne aveva fatto un’area protetta: l’aveva requisita ai proprietari, interdetta, attrezzata con bunker in cemento, al riparo dei quali i suoi scagnozzi si dilettavano a sparare ai migratori di passo, rari Cavalieri d’Italia, Pernici di mare e Gallinelle d’acqua, che a questi stagni si posavano affranti dal lungo viaggio d’Africa.
Su queste paludi, la cui bonifica millenaria è stata completata nella prima metà del ‘900, era in antico la tremenda Silva gallinaria, che da Cuma si prolungava lungo costa sino al Circeo, bosco mortifero di febbri e predoni. A Liternum, ai bordi della selva, era la masseria di Publio Cornelio Scipione, vincitore di Annibale, che scelse queste terre difficili per il suo ritiro sdegnoso, giurando che la Repubblica non avrebbe avuto nemmeno le sue ossa.
Dopo le indagini della magistratura e il sequestro Soglitelle è stata espropriata, diventerà una riserva naturale regionale, c’è già un finanziamento ministeriale e un progetto. Speriamo.
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