Per comprendere “Campagna flegrea”, l’opera di Barbara Yulak Roos, bisogna far ricorso a un termine anglosassone – land, magica parolina – che non ha un suo preciso corrispondente nella lingua italiana, e che serve a designare una certa porzione della superficie terrestre con tutti i suoi attributi fisici ed ecologici: morfologia, suolo, idrologia, clima, vegetazione.

Barbara esprime il legame con il land della sua vita, le terre struggenti e martoriate dell’area napoletana, rappresentandole con il suo sguardo, che è profondamente artistico e profondamente scientifico allo stesso tempo, cogliendone l’identità e l’essenza ecologica, al di là del doloroso caos che le trasformazioni dell’ultimo cinquantennio hanno creato.

Se il nostro agire scomposto ha comportato frammentazione, disgregazione del paesaggio, perdita di identità e di senso, il recupero di un giudizio di valore sui luoghi della nostra vita richiede secondo Barbara l’adozione di un punto di osservazione lontano nel tempo e nello spazio, che si ricongiunga alla lunga durata, al flusso della storia naturale, e che ci aiuti a cogliere la continuità, l’unitarietà, l’integrazione dei paesaggi e degli ecosistemi, il pulsare dell’acqua, della terra e della vita, anche sotto la sottile crosta, negli interstizi dei disordinati habitat urbani che costituiscono l’ambiente della nostra povera quotidianità.

campagnaflegrea

Barbara Yulak Roos espone le sue opere, tra le quali “Campagna flegrea”, presso la Fonoteca in via Morghen, al Vomero.

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