Antonio di Gennaro, 28 dicembre 2015
La sera non vado più a via Toledo. L’illuminazione, come gli altri servizi pubblici, è inesistente, le macchie buie prevalgono, e non mi va di essere sballottato dal flusso inarrestabile di concittadini impazienti, senza volto. L’atmosfera è quella dolente della città senza padroni del “Resto di niente” di Striano. In fondo, verso il mare, c’è il deserto oscuro di piazza Plebiscito. Un po’ di luce la trovi a piazza Dante, ma non è luce di città, è quella paesana delle bancarelle. L’aria è satura di musiche incongrue, implacabili percussioni, o melodie nostrane cantate a voce piena, mentre tu cercheresti magari una nota discreta di jazz. Alla fine, trovo un po’ di rifugio nell’atmosfera silenziosa e composta di piazzetta Salazar.
Per questo la sera non vado più a via Toledo, e non c’entrano i turisti. E’ evidente, la riscoperta di Napoli da parte del passa-parola internazionale non è frutto di chissà quali politiche di miglioramento urbano, ma di congiunture favorevoli, e di una miriade di sforzi e investimenti privati, dei mille bed & breakfast fioriti in città, insieme ai piccoli locali e gastronomie, mentre le librerie chiudono. Il resto, per fortuna, lo fa la città, da sola, che resta un posto straordinario, generoso di storia e di atmosfere, nonostante l’incuria e la carenza cronica di governo e manutenzione.
Ad ogni modo, le cose cambiano, e l’atmosfera europea che non trovi più nel capoluogo, puoi coglierla inaspettatamente nel centro storico di Pozzuoli, ma lì è veramente il frutto di una visione e di un investimento deliberato sulla città. Il paesaggio urbano di Napoli, invece, attende di essere ricostruito strada per strada, piazza per piazza, e basterebbe poco, la luce giusta, una panchina, il marciapiede in ordine, una macchia di verde curato e il cestino dei rifiuti dove serve. Al di là degli sforzi encomiabili degli investitori privati, quello che manca è uno sguardo pubblico partecipe e responsabile sui diversi luoghi della città.
Certo, tra le emergenze che ci angustiano – a partire dalle strade che sprofondano e i palazzi che si sbriciolano, o il trasporto pubblico che non c’è più – quella dei paesaggi, della qualità delle atmosfere urbane, non costituisce probabilmente priorità. Io penso invece che sia un elemento importante, in grado di conferire senso e valore ai diversi momenti della vita in città, per noi che l’abitiamo ogni giorno, prima ancora che per i turisti internazionali, al centro come in periferia. Alla fine, ciò di cui si avverte la mancanza, è quel minimo di dimensione urbana, europea, che la città certamente merita, al posto della malinconica, inarrestabile deriva strapaesana di questi scombinati ultimi anni.
Pubblicato su Repubblica Napoli del 30 dicembre 2015 con il titolo “La sera non vado più in via Toledo e i turisti non c’entrano”
La fotografia è ripresa da ilmattino.it
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