Un progetto green dell’Università Federico II bonifica i terreni agricoli in cui la camorra scaricava liquindi inquinanti e rifiuti. I nuovi alberi piantati assorbono o metali nocivi. L’ideatore: “Insegniamo ai giovani a interrompere la catena dell’illegalità”
Filippo Femia, La Stampa, 21 dicembre 2018
Migliaia di pioppi corrono paralleli, in file ordinate. Il sole illumina i tronchi, ancora esili. Guardando questo bosco di Giugliano (Napoli) sembra impossibile che la camorra sversasse qui liquidi inquinanti delle concerie: le analisi hanno rilevato la presenza di cromo, zinco e cadmio, un metallo pesante altamente tossico per l’uomo, anche in concentrazioni minime. La zona sfregiata per decenni dai clan, nel cuore della Terra dei fuochi, è tornata a vivere grazie a un progetto di ricerca rivoluzionario dell’Università Federico II di Napoli. Si chiama Ecoremed, è made in Campania e finanziato dalla commissione europea. E’ nato nel 2012 come risposta a un vuoto legislativo. Il decreto 152 del 2006, che norma la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati, escludeva i terreni agricoli, per i quali si rimandava a un successivo regolamento (arrivato a fine 2017 e mai entrato in vigore).
La mente del progetto è Massimo Fagnano, professore di Agraria della Federico II. Era alla ricerca di tecniche di risanamento eco-compatibili dei terreni inquinati, come le discariche abusive della piana campana. In pochi mesi la suq équipe di cento ricercatori medici, geologi, ingegneri, biologi e chimici – ha messo a punto una nuova bonifica con la tecnica del fitorisanamento. Vengono piantati alberi, principalmente pioppi ed eucalipti, che neutralizzano i metalli pesanti. Li assorbono, fissandoli nel legno del tronco e le radici impediscono agli agenti contaminanti di raggiungere la falda acquifera. Una tecnica, senza sostanze chimiche, che innesca anche un’economia circolare. Il legno può essere poi usato come biomassa per produrre energia.
La scelta sostenibile
In passato venivano usate due tecniche per le bonifiche. Veniva rimosso il suolo, per lo spessore interessato dalla contaminazione, e portato in discarica come rifiuto speciale. I costi? Elevatissimi. L’altra opzioni era la messa in sicurezza del luogo, con una sorta di gabbia di cemento che fermasse il passaggio degli agenti inquinanti nel terreno, per poi costruire sopra. Anche in questo caso la spesa era di diversi milioni ogni ettaro. “La soluzione di Ecoeremed fornisce un’alternativa sostenibile, low cost e green, senza distruggere il suolo. E mette a disposizione delle popolazioni nuovi ecosistemi”, spiega il professor Fagnano.
Tecnica low cost
I costi vengono abbattuti: sono dieci volte inferiori rispetto alle tecniche tradizionali, con risparmi di diversi milioni su larga scala. “Ma qui il profitto non c’entra – dice Antonio di Gennaro, agronomo coinvolto nel progetto – Il manuale di applicazione del protocollo è gratis e scaricabile dal sito. Speriamo che venga applicato anche dal altri”.
Il nuovo approccio, poi, riguarda la diagnosi. Analizzando i risultati dei diversi campionamenti, è emerso che i suoli agricoli non erano contaminati come si credeva. Su 50.000 ettari della Terra dei fuochi, infatti, ne sono stati interdetti solo 33, una percentuale prossima allo zero.
All’inizio molti guardavano con scetticismo alla squadra di Massimo Fagnano. Poi Ecoremed è diventato un esempio virtuoso nella regione. Un laboratorio verde che ha una missione anche sociale e culturale. Molte scolaresche, infatti, vanno in gita a visitare i siti bonificati, Doce c’era degrado e un ecosistema ferito, ora c’è un presidio di legalità. “Dimostriamo loro che la popolazione può riappropriarsi di territori saccheggiati dalla camorra, interrompendo la catena di illegalità su terreni agricoli dimenticati”, spiega Fagnano.
Il riscatto di una regione
Altri progetti legati a Ecoremed hanno trasformato alcune discariche abusive in parchi o campi da calcio, , spazi verdi troppo spesso cancellati dall’abusivismo edilizio. Un messaggio di speranza per le generazioni future. “Le ferite che il nostro territorio ha subito nel tempo non sono maledizioni senza rimedio – dice Di Gennaro -. Si possono curare con competenza, cultura e civiltà. Per non permettere più che queste cose si ripetano. E’ questa la lezione per i nostri ragazzi”.
Ecoremed ha coinvolto anche l’assessorato all’agricoltura della regione Campania, Arpac, e Risorsa, una piccola società di ricerca. Poi, nello scorso maggio, è arrivato un premio della commissione europea: è stati inserito tra i nove migliori progetti (su quasi 500) del biennio. Ora si sta definendo un protocollo d’intesa con il commissariato campanoalle bonifiche per estendere il modello all’intera regione.
1 commento
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17/06/2019 a 18:26
Antonio Pisanti
A proposito della soluzione ECOREMED , perdonatemi la citazione banale e “scontata” , mi rinviene nella mente il vecchio refrain scolastico : ” Nulla si crea, nulla si distrugge … tutto si trasforma “.