Secondo il Censis i redditi nel Mezzogiorno d’Italia sarebbero scivolati al di sotto di quelli greci. In generale, sarebbe meglio smetterla di usare la Grecia come unità di misura nella scala del dissesto economico, è uno stato membro dell’Unione, ha insegnato a tutti noi cosa significa  esser uomini, merita più rispetto.

Ciò detto, il problema esiste. Abbiamo capito che è un ventennio che al Sud i fondi comunitari hanno sostituito i trasferimenti statali anziché integrarli, e il gap tra le parti del paese è aumentato anziché diminuire. Abbiamo capito che queste risorse sono state trattenute da una borghesia alla ricerca di rendite anziché di profitti, in un patto collusivo con una politica di pura clientela, e con una criminalità organizzata estremamente sagace, senza produrre alcun beneficio al territorio, anzi spesso provocando ulteriori sconquassi. Le menti finissime della Corte dei conti europea non sono riuscite ancora a capire quali positivi effetti abbiano mai avuto le decine di miliardi spesi nella scorsa programmazione in Campania.

A causa del patto di stabilità, che blocca il cofinanziamento, da due anni a questa parte la giunta Caldoro ha sospeso il metadone, e questo naturalmente ha comportato indicibile sofferenza.

Dobbiamo imparare dal passato. Ed allora dovrebbe apparire chiaro che il prossimo ciclo di programmazione (l’ultimo?) dovrebbe porsi pochi obiettivi, affinché il lavoro inizi a formarsi, a riprodursi. Primo, assicurare al sistema delle imprese un’infrastruttura amministrativa, territoriale, ambientale in ordine, che funzioni in regime di legalità. Non è compito della politica decidere se produrre succhi di pomodoro o carlinghe d’aeroplano, ma di favorire le  condizioni perché un’ampia gamma di attività possa serenamente svilupparsi. Secondo, contribuire a un clima sociale meno problematico, aiutando le famiglie nella cura dell’infanzia, degli anziani, dei giovani uomini e donne che stanno costruendo la propria vita. Terzo, stabilire uno stile nuovo di moralità e di rispetto degli impegni, con un sistema trasparente di rendicontazione e valutazione dei risultati.

E poi, lasciamo in pace la Grecia, il problema siamo noi.

L’articolo è uscito anche su Repubblica Napoli del 22 aprile con il titolo “Lasciamo in pace la Grecia e mettiamoci al lavoro”, ed è reperibile all’indirizzo

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/03/22/lasciamo-in-pace-la-grecia-mettiamoci-al.html?ref=search