Sembra che il dibattito pubblico abbia individuato in una legge speciale lo strumento per la bonifica delle aree inquinate della piana campana. Di questo avviso è anche il presidente Caldoro, che ha sollecitato parlamento e governo ad accelerare. Di fronte a simili iniziative le perplessità non mancano, e il timore che soluzioni inappropriate possano complicare la soluzione dei problemi. Nella piana campana l’ obiettivo è ristabilire la sovranità dello Stato sul territorio. Resta da capire quanto possa risultare utile allo scopo una legge speciale, con il suo immancabile corollario di poteri straordinari, deroghe alle normative vigenti, procedure accelerate, per la gestione di risorse anch’ esse straordinarie, alle quali, in questi tempi di vacche magrissime, molti, troppi vorranno poter accedere, in contesti da questo punto di vista assai sensibili. C’è poi la preoccupazione che i meccanismi straordinari finiscano per divenire ulteriori alibi all’inazione, con il risultato di depotenziare ancor di più le già gracili capacità decisionali, di controllo e contrasto degli enti di governo locali, a partire dai Comuni: sarebbe a dire proprio quelle funzioni che dovremmo piuttosto irrobustire e rigenerare, per affermare una volta per tutte sulle nostre terre l’ effettività dei poteri dello Stato democratico. La piana campana non ha bisogno di un indistinto e generico intervento straordinario di bonifica, ma piuttosto della messa in sicurezza delle ferite che, come ha tenuto a ricordare lo stesso presidente Caldoro, sono localizzate, e corrispondono innanzitutto ai 900 ettari circa delle “aree vaste” già individuate nel piano regionale di bonifica, ai quali vanno aggiunti i siti dei seppellimenti criminali, che le indagini della magistratura vanno via via identificando. Stiamo parlando di una frazione di territorio che vale l’ 1% della piana campana (che è grande 150.000 ettari), e lo 0,1% del territorio regionale. Il resto della grande pianura vulcanica, per più di tre quarti, sono ancora terre agricole, nelle quali si produce il 40% del valore delle produzioni campane. La difesa dell’ agricoltura in questi contesti costituisce la prima vera bonifica e messa in sicurezza del territorio, atteso che le analisi dell’ Istituto superiore di sanità, come anche quelle delle catene di grande distribuzione, che non possono assolutamente consentirsi errori, testimoniano della qualità e sicurezza delle produzioni agricole in queste aree. Per curare le ferite basterebbero, se ben gestite, le risorse reperibili dai fondi comunitari, della presente programmazione e di quella prossima, e qui l’impegno del governo, ha ragione Caldoro, dovrebbe essere quello di mettere in campo ogni strumento di cooperazione,e di non lesinare la quota di cofinanziamento, con la scusa del patto di stabilità, reperendo anzi risorse nazionali aggiuntive.
Antonio di Gennaro
Articolo pubblicato su Repubblica Napoli del 27 ottobre 2013
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