Antonio di Gennaro, 13 febbraio 2014
Certo la politica, sin dai tempi del Conte di Cavour, è anche l’arte di cogliere le occasioni, le “finestre di opportunità”, come si dice. Le tragedie collettive, compresa quella della “Terra dei fuochi”, si prestano alla perfezione allo scopo: sotto la spinta della bolla emotiva e dell’emergenza, diventa improvvisamente possibile far passare decisioni pubbliche altrimenti inattuabili, che spesso con le difficoltà reali non c’entrano proprio niente. E’ quanto accaduto nei giorni scorsi, con l’annuncio dell’Assessorato regionale alle attività produttive di un sontuoso programma di comunicazione, per riscattare l’immagine delle aziende campane dell’agroindustria, travolte dalla crisi della Terra dei fuochi. Un’iniziativa che presenta molti aspetti bizzarri, a partire dal costo, che è di cinquanta milioni di euro, destinati all’organizzazione di eventi, alla partecipazione a fiere e mostre, al lancio di campagne promozionali, con aiuti distribuiti in larga misura sotto forma di vaucher per le aziende.
Restano paradossalmente fuori le aziende di produzione agricola, cioè quelle più danneggiate dalla crisi, e l’intervento si configura allora come un generosissimo sostegno al settore della comunicazione e della pubblicità. Per comunicare cosa, non è assolutamente chiaro, considerato che la maniera migliore di rassicurare il consumatore dovrebbe essere quella di procedere ad interventi concreti, impiegando una cifra così ragguardevole per farle veramente le bonifiche, anziché raccontarle. Oppure per attuare su vasta scala progetti seri, come quello pure presentato nei giorni scorsi, di etichettatura dei prodotti campani con il Qr-code, quello strano geroglifico, che inquadrato con lo smart phone, consente di visibilizzare istantaneamente sullo schermo del tuo telefonino vita, morte e miracoli del prodotto che stai acquistando, compresi i certificati di analisi, la localizzazione dell’azienda, finanche la foto dell’agricoltore.
Altro esempio di progetto faraonico, frettolosamente intrapreso sull’onda della crisi, è quello per lo screening sanitario della popolazione, un’iniziativa aspramente criticata dagli specialisti, fumosa negli obiettivi come nei risultati attesi, per la quale dovrebbe arrivare dallo Stato un finanziamento di venticinque milioni, ma qui ha ragione il presidente Caldoro, che preferirebbe venisse invece evitato il taglio di quattrocento milioni ai trasferimenti per la sanità, con la riduzione all’osso dei servizi di base per i cittadini campani, che rappresentano la prima ed essenziale forma di prevenzione.
Cinquanta più venticinque fanno settancinque milioni, una cifra incredibile in questi tempi di crisi e di revisione della spesa. Risorse cospicue, che indirizzate su obiettivi concreti, contribuirebbero a risolvere alla radice i problemi, e che vengono mestamente impiegate per politiche placebo o elettorali. Tutti soldi letteralmente buttati dalla finestra, di opportunità s’intende.
Pubblicato su Repubblica Napoli del 15 febbraio 2014 col titolo “Terra dei Fuochi, 75 milioni buttati”.
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