Sono gli inviti del conte zio al padre provinciale, ed è un po’ quello che dice Roberto Saviano, nel suo lungo articolo di oggi su Repubblica, del rapporto governativo sulla “Terra dei fuochi”, che avrebbe il solo obiettivo di minimizzare i problemi. In realtà gli appunti mossi sono più forti: sin dal titolo, e fino alla citazione finale che chiude l’articolo, la parola chiave è “menzogna”. L’altro concetto utilizzato è quello di “falsificazione”, con la citazione del polacco Mrozek sul “presente falsificato”, che condanna ad un futuro malato.
Il problema è capire qual è il corpo di fatti, la verità accertata che sarebbe stata minimizzata, negata, falsificata dalla menzogna.
Non ho condiviso sin dall’inizio l’impostazione del decreto “Terra dei fuochi”. Queste non sono cose che si affrontano con provvedimenti emergenziali e commissariamenti più o meno camuffati. Però so che il rapporto governativo è stato redatto con onestà e con proprietà di approcci, mezzi e strumenti. Il suo torto è quello di fornire una prima misura del problema, che è preoccupante. Due chilometri quadri di territorio da porre sotto osservazione sono una superficie ragguardevole, equivalgono a un quinto della città di Napoli, dieci volte la bonifica di Bagnoli, che pure è frutto di un secolo di siderurgia. E’ un dato che è impossibile minimizzare, prenderlo sul serio non significa cedere al “negazionismo”.
Non bisogna dimenticare una cosa. L’obiettivo del decreto era circoscritto all’identificazione delle aree agricole interessate dalla contaminazione da rifiuti. Ed è questo il lavoro che gli esperti hanno fatto, mettendo in campo i migliori strumenti e conoscenze che avevano a disposizione. Per inciso, i prodotti agricoli della piana campana sono ora i più controllati d’Italia, e sino ad ora non si è evidenziato alcun problema di sicurezza. E’ difficile affermare che la via critica che minaccia la salute sia legata al consumo delle produzioni locali. Nonostante tutti gli oltraggi, gli errori e le infedeltà, il presidio agricolo è l’elemento del sistema che sembra aver retto meglio, e questo dovrebbe essere un dato confortante, dal quale ripartire.
Ci sarà tempo ancora per ragionare su questi argomenti, in modo laico, dati alla mano, senza sentenze preventive. Su un punto Saviano ha ragione, siamo solo all’inizio, il percorso di conoscenza, per il restauro dell’ecosistema, del paesaggio e del territorio massacrato della piana campana è appena cominciato.
Vedi anche le riflessioni di Massimo Fagnano sulla sua pagina facebook
Lascia un commento
Comments feed for this article