Antonio di Gennaro, 6 dicembre 2014
Dunque la geografia del “mondo di mezzo“, la sfera di influenza della cupola mafiosa di Carminati & Co., oltrepassa il Garigliano, ed arriva sino alle campagne di Giugliano. Si sapeva che la società che ha vinto l’appalto per la messa in sicurezza della discarica ex-Resit di Giugliano gravitasse nell’orbita dell’ex sindaco di Roma Alemanno. La novità degli ultimi giorni è che i nomi di suoi amministratori passati e presenti compaiono nell’inchiesta romana, e diventa allora lecito avanzare dubbi sulle possibili ragioni di quella sorprendente aggiudicazione.
Il disagio, lo sconforto che si avverte è grande, e le ragioni sono molteplici. Perché il progetto elaborato dal Commissario di governo era ed è un buon progetto, di impostazione sobria, efficace, per alcuni aspetti innovativa, con il ricorso anche a tecniche avanzate di fitodepurazione. Un modello da applicare alle altre grandi discariche della piana campana, per suturare le ferite e il degrado, restituire dignità ai paesaggi, lasciarsi una volta per tutte alle spalle lo slogan bolso della “terra dei fuochi”.
Ora tutto sembra compromesso, perché potrebbe essere successo quello che si temeva, che nell’affare delle bonifiche si finisse per affidare proprio agli orchi il compito di mettere ordine nel regno dissestato della piana campana. Nella complicata ricerca di una via d’uscita dalla crisi delle nostre terre, la non credibilità dello Stato appare come la peggior maledizione.
Quanto accaduto mette di fronte ad un’amara verità, perché la gestione di quell’appalto non rientrava nelle responsabilità locali, ma in quelle ministeriali, ed allora viene da pensare che non c’è scampo per i cittadini della Campania, se all’opacità ed alla permeabilità del contesto locale si aggiunge quella del livello nazionale, che si veste se possibile di tinte ancor più truci, assai più horror che fantasy.
Vogliamo sforzarci di credere che non tutto sia perduto. Mai come adesso “Necesse est enim ut veniant scandala“, è meglio che le magagne emergano ora, quando siamo all’inizio del cammino per restituire dignità alla nostra terra. E’ necessario garantire l’assoluta trasparenza nei lavori di messa in sicurezza del territorio: l’Autorità anti-corruzione di Raffaele Cantone deve scendere in campo con tutta la forza e l’autorevolezza, nella sua terra flegrea, come nel verminaio di Roma. Si, è opportuno che gli scandali avvengano, ma ” guai a colui che li produce”, come ammonisce l’evangelista Luca.
Articolo pubblicato su Repubblica Napoli dell’8 dicembre 2014
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