Cosa dire della delibera della giunta regionale della Campania dello scorso 8 febbraio, con la quale si avvia sul Litorale flegreo la cessione ai privati di 1.000 ettari di proprietà pubblica? Si tratta di poderi dell’ex Opera Nazionale Combattenti, che l’Ente diede in affido ai coloni dopo la bonifica del litorale flegreo degli anni ’30, e il cui possesso si è trasmesso con varie forme e modalità sino ad oggi. Alcuni di questi poderi sono ancora utilizzati per l’agricoltura ed il pascolo, altri sono stati oggetto di edificazione abusiva. Rifacendosi al decreto Letta sull’IMU del 2013, la delibera di giunta regionale consente ai possessori che acquisteranno i fondi, che restano tuttora proprietà demaniale, di presentare domanda di sanatoria per gli abusi commessi. Più che una sanatoria, una promessa di sanatoria, che forse è ancora peggio.
Vale per questa nuova vicenda, paro paro, quanto già detto nel post dello scorso 31 luglio (“Un territorio in ostaggio”), sullo pseudo-condono lanciato dall’amministrazione regionale nelle aree tutelate e in quelle a rischio, provvedimento poi impugnato dal governo. Nell’imminenza della scadenza elettorale il territorio viene usato come merce di scambio.
La pianificazione pubblica e il governo del territorio sono stati rottamati. E’ quindi inutile chiedersi in che modo l’annunciata vendita dei suoli pubblici influenzi/pregiudichi la possibile riqualificazione, recupero, restauro di quello strepitoso ecosistema che è, nonostante gli scempi, il litorale flegreo. L’epicentro guarda caso dell’emergenza ambientale e sociale che stiamo attraversando.
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