Antonio di Gennaro, Repubblica Napoli 11 giugno 2016
L’altro giorno in piena ora di punta, nel ganglio nevralgico di piazza Mazzini, il semaforo era fuori uso, il giallo lampeggiava, non si vedeva un vigile, eppure niente code, il traffico scorreva una bellezza, e il fatto mi pareva in fondo l’immagine di come funziona in questo momento la città. Perché ha ragione Luciano Brancaccio, De Magistris si afferma con politiche simboliche, in grado di mobilitare un segmento minoritario ma determinante dell’elettorato, visto che la metà preferisce rimanere a casa, ma c’è un altro aspetto, del quale pure bisogna ragionare, ed è quello del “grado zero” del governo urbano, dal sindaco assunto a modello, che a Napoli stiamo in questo momento sperimentando.
Pensiamo al lungomare liberato, dove alla chiusura al traffico veicolare non è seguito alcun dispositivo o codice d’uso, come accade negli spazi pubblici delle normali città europee: semplicemente è uno spazio libero, assolutamente non attrezzato, nel quale ciascuno fa quello che vuole, stendere una sdraio o mettere una bancarella, e tutto è lasciato alla spontanea interazione tra i singoli. Oppure, provate a visitare il parco dei Camaldoli, cento strepitosi ettari di verde nel cuore della città: ci troverete una selva millenaria che in assenza di manutenzione sta morendo, le ceppaie smottano giù l’una dopo l’altra, come nella giungla, ma lo spettacolo del disfacimento vegetazionale resta comunque grandioso, e il mio cane Argo si diverte molto.
Coi beni comuni poi, il grado zero di governo ha addirittura trovato una sua formalizzazione amministrativa, con la controversa delibera per l’Asilo Filangieri, che autorizza l’occupazione abusiva di uno spazio urbano, introducendo così un doppio regime di legalità, quello normale dove se infrango vengo sanzionato, e l’altro, dove questo non necessariamente avviene, perché è in gioco la libera espressione delle forze popolari, resta il problema di chi debba stabilire questo confine, questo curioso “stato di eccezione”.
Nella vita di tutti i giorni, l’arretramento deliberato dell’amministrazione dalla vita della città ha un suo prezzo, provate a prendere un autobus, o ad aver bisogno di un qualunque servizio comunale, mentre i parcheggiatori abusivi non sono mai stati così presenti e sicuri di sé. Anche la macchina amministrativa è al grado zero, l’urbanistica semplicemente non esiste più, con un manipolo smarrito di funzionari superstiti, asserragliato in stanze vuote, come nel Deserto dei Tartari, che dovrebbe gestire cose epocali come il piano regolatore, le trasformazioni urbane a est e a ovest, il centro storico, le periferie, il parco delle colline.
Sull’acqua pubblica, uno dei fiori all’occhiello dell’amministrazione uscente, le cronache raccontano in realtà lo smantellamento di un’azienda che era un piccolo gioiello, con l’allontanamento dei dirigenti troppo autonomi, che si ostinano a pensare alla qualità del servizio, anziché al mantra fumoso dei beni comuni, con il solo risultato per ora di rinunciare ad ogni necessario ammodernamento della rete, e alla chiusura del ciclo idrico (acqua potabile e fognature) con i necessari investimenti e manutenzioni.
Al contrario, continua a prosperare, anzi si allarga, l’esercito delle partecipate, una sorta di amministrazione parallela, frutto di un trentennio di clientele, con ottomila dipendenti che non si sa cosa facciano e cosa producono, ma assorbono metà del disastrato bilancio comunale, in quello che è diventato probabilmente il vero fulcro del sistema di potere demagistrisiano.
Sui rifiuti poi il grado zero di governo vuol dire rimandare ogni impegnativa scelta strutturale, con la raccolta differenziata ferma al palo, affidando a caro prezzo la monnezza agli impianti degli altri, che ci fanno soldi ed energia, lasciando noi vulnerabili, a pattinare ancora sul ghiaccio di un sistema estremaente oneroso, ma che non offre sicurezza né autonomia.
Per il momento tutte queste cose si tengono ancora, in precario equilibrio, nella città che offre il grado zero di servizi, al costo più alto per famiglie e aziende, in termini di tasse imposte e tributi. Ma è anche vero, in fondo, che il sindaco non ha inventato niente, perfezionando semplicemente il “grado zero” già sperimentato dalle giunte Iervolino, poi premiato da quella straripante vittoria con l’ottanta per cento dei voti, una decina di anni fa.
1 commento
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12/06/2016 a 12:37
Salvatore Aloj
A parere di molti, Napoli è diventata una città pulita, soltanto perché la sporcizia è diventata invisibile. E va bene così!