E’evidente che le cose stanno prendendo una brutta piega. Ci era stato spiegato che, considerata la sua natura, il governo sarebbe stato “di servizio”, si sarebbe occupato non di “politica” ma di “politiche”. Sarebbe a dire cose concrete e urgenti come il lavoro, i servizi essenziali per le famiglie, il rilancio dell’economia. Tutto questo, preso atto del l’implosione del Pd e dell’inagibilità dei 5 Stelle, poteva anche starci. Ma qui si va inspiegabilmente oltre. Questa grande coalizione, che sembra tenuta insieme dai ricatti incrociati, più che da obiettivi minimi condivisi, vorrebbe ora riscrivere nientemeno che le regole e le condizioni entro cui la politica si attua, metter mano alla Costituzione del ’48. Benjamin Constant ammoniva a legiferare il meno possibile, a modificare con riluttanza le regole fondamentali. Capacità della buona politica è di far fuoco con la legna che c’è, cavando il meglio dalla situazione data. Con intelligenza, generosità, aggregando attorno ad un progetto di interesse generale pezzi di società, pezzi di istituzione, pezzi di economia e di potere. E’ questa la grande coalizione che serve, non il patto inconfessato e inconfessabile tra comitati autoreferenziali di notabili.
Virgil Finlay, The old gentlemen from Providence (da http://cthulhufiles.com/index.htm#art).
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