Antonio di Gennaro 21 giugno 2014
Non poteva essere altrimenti, considerato il suo larghissimo utilizzo nel discorso pubblico: l’espressione “Terra dei fuochi” è entrata di diritto nel vocabolario Treccani, tra i neologismi. La voce è consultabile al link:
http://www.treccani.it/vocabolario/terra-dei-fuochi_(Neologismi)/
Si tratta di un classico esempio, in senso tecnico, di luogo comune, di espressione che sintetizza un insieme di credenze oramai socialmente condivise, di immediata comprensione, che non è più necessario sottoporre a verifica. Ma anche di stereotipo, di conoscenza “solida” stando all’etimo: un giudizio sintetico su un fenomeno complesso, estremamente utile per dare un senso alla realtà complicata nella quale viviamo, addirittura indispensabile nella comunicazione di massa, tutte le volte che è necessario rassicurare o all’opposto inquietare, persuadere, creare autorevolezza, dipendenza, consenso. Dallo stereotipo al pregiudizio il passo è breve, il passaggio dal livello cognitivo all’attribuzione di valore, alla formazione di un atteggiamento, di un giudizio su tutto un contesto e sull’insieme dei gruppi sociali e delle comunità ad esso collegati.
Un perfetto esempio dell’impiego odierno del luogo comune lo ha fornito il commissario dell’Arpac Vasaturo nella sua intervista al Mattino del 18 giugno scorso. Basta il titolo: «C’è un’altra Terra dei fuochi, analisi su Costiera e Cilento». Il meccanismo è questo: ci sono problemi locali che una burocrazia ambientale sbilenca e tendenzialmente screditata è chiamata ad affrontare: le emissioni di un certo impianto industriale, l’identificazione di un sito di probabile sversamento. Ma per creare sensazione, interesse, visibilità del proprio ruolo non è sufficiente chiamare le cose con il proprio nome. Meglio agganciarsi alla potenza del luogo comune. Che fingendo di spiegare, al contrario, amplia a dismisura il problema, creando nel contempo le premesse per la sua perpetua non-soluzione, e il mantenimento in vita del carrozzone burocratico preposto. E’ una brutta situazione, non ne usciamo più.
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