Antonio di Gennaro, 11 marzo 2015-03-11
Come non essere d’accordo con l’analisi di Giuseppe Guida (“Bagnoli, serve una nuova variante per l’area occidentale”, Repubblica Napoli del 10 marzo 2015): con l’insediamento del commissario inizia una fase nuova, nella quale tutto, ma proprio tutto deve essere messo in discussione, beneficiando della lezione appresa, e a questo riguardo sono quattro le considerazioni che vorrei aggiungere a quelle svolte nell’editoriale di ieri.
La prima riguarda l’informazione pubblica. Per troppi e lunghi anni la cittadinanza è stata tenuta all’oscuro sull’avanzamento dei lavori: Bagnoli è diventata una faccenda per iniziati, all’opposto di quanto avviene in Europa, dove la comunicazione periodica dei risultati e le attività di ascolto sono ritenute aspetti qualificanti del processo. Per questo motivo, fossi il commissario, per prima cosa produrrei in tempi stretti un libro bianco, un rapporto pubblico per la cittadinanza, illustrando in una trentina di cartelle, con linguaggio piano, ed evitando gerghi confondenti, qual’è lo stato dell’arte: le cose fatte e quelle da fare, i problemi risolti e quelli ancora aperti. Scopriremmo allora aspetti interessanti: che i due terzi delle aree oramai sono a posto, molte di queste sono di proprietà pubblica, e si potrebbe passare immediatamente ad una fase attuativa, se solo si sapesse cosa fare.
In secondo luogo, c’è da smitizzare una volta per tutte questa benedetta bonifica, che da strumento si è trasformato in fine: occorre orientare le attività di recupero ambientale, come in Europa e nel mondo si fa, su corrette analisi del rischio, piuttosto che su tabelle astratte e avvocatesche, buone per diluire indefinitamente tempi e obiettivi, dilatando a piacere la spesa. L’ottica corretta, dopo un secolo di attività industriale, è quella sobria della messa in sicurezza, conseguibile in tempi rapidi e a costi contenuti.
Terzo punto, di fondamentale importanza, è quello della mobilità. Come si arriverà nella nuova Bagnoli? In auto, come proponeva Pomicino? O più sostenibilmente in metropolitana, come è scritto nel piano regolatore, che prevedeva di servire il quartiere con due linee, la 2 e la 8? Questa previsione è stata inspiegabilmente rimossa, ripiegando sull’allungamento della linea 6, l’infausta e costosissima LTR, totalmente inadeguata allo scopo.
In ultimo, va bene rifare il piano, come propone Guida, ma ricordando che a questo punto il pallino delle operazioni – come previsto dal decreto “Sblocca Italia” – non è più a Palazzo S.Giacomo, ma nelle mani del commissario governativo. Potrebbe non essere una cosa cattiva, considerato il fatto che gli uffici di piano nostrani – quello comunale e quello regionale – non godono di buona salute. A questo punto, la ricostruzione di una capacità progettale pubblica, in grado di dialogare credibilmente con gli investitori privati, diventa uno dei compiti prioritari del commissario in arrivo, l’eredità buona da lasciare ai governi locali, affinchè proseguano il lavoro.
Pubblicato su Repubblica Napoli del 12 marzo 2015 con il titolo “A Bagnoli si possono già fare molte cose se soltanto si sapesse quali”
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