L’articolo di Gabriella Cerami sulla manifestazione di piazza S. Giovanni – Huffpost 14 dicembre 2019

Finalmente!”

La prova generale è stata superata. Sul palcoscenico più difficile d’Italia, che è Roma, e in piazza San Giovanni dove storicamente si misurano le forze dei partiti, le Sardine hanno mostrato il loro piglio e la loro voglia di futuro declinata con un linguaggio semplice, diretto e soprattutto privo di politicismi e di formule vuote. “Obiettivo raggiunto, siamo centomila”, esulta il leader Mattia Santori. Il trentunenne bolognese, con i ricci e il maglione con appiccicata una sardina di cartone, guarda soddisfatto la piazza e pensa al futuro. Se ci sarà “un vuoto di rappresentanza” e se dai territori “dovesse arrivare la richiesta di formare un partito, l’idea sarà presa in considerazione”. Ma nello stesso tempo avverte: “L’esca più pericolosa è la fretta”.

Gli oratori parlano da un palco ad altezza uomo che palco in realtà non è. È un tir parcheggiato dal quale le voci raggiungono con difficoltà il fondo di questa piazza strapiena. “Non sentiamo nulla, ma l’importante è esserci”, dicono in tanti, giovani e meno giovani: “Finalmente una ventata di aria diversa”. Il “finalmente” è la parola chiave di questa giornata e di questa piazza. Piazza che a ottobre aveva visto la manifestazione sovranista guidata da Matteo Salvini ed è per questo che Santori non ha dubbi quando dice: “Abbiamo dato vita a una narrazione diversa”. Al di là di ciò che succederà in futuro.

Il senso di marcia che questo movimento vuole darsi va ancora definito, intanto però si è reso consapevole di essere un soggetto spendibile per la nuova stagione. In cui specialmente il campo della sinistra si sta ridefinendo e le difficoltà della battaglia, come dimostra il voto in Inghilterra, aumentano. Santori parla di “una nuova luce. Abbiamo portato tanti sorrisi ed energia e questa energia la portiamo nel prossimo decennio”.

La scommessa è sul 2020, prima di tutto sulle elezioni regionali in Emilia Romagna, dove le Sardine tifano e sostengono il candidato di centrosinistra Stefano Bonaccini. Poi, il giorno dopo il voto, il 27 gennaio, inizierà la terza fase: “Ci guarderemo in faccia e penseremo che cosa fare”. Potrebbe esserci anche un incontro con il premier Giuseppe Conte, al quale la piazza rivolge già la richiesta di abrogare il decreto Sicurezza. E non solo quello. Con un linguaggio educato e garbato che caratterizza le Sardine, viene lanciato l’appello ai politici affinché facciano altrettanto: “Pretendiamo che la violenza verbale e fisica venga esclusa dai toni della politica”.

È questa la ventata di novità che arriva dalle 113 piazze in un mese e da quasi mezzo milione di persone coinvolte. Piazze diverse anche da quelle del Movimento 5 Stelle, ci tiene a precisare Santori: “Loro sono nati come l’antipolitica. Noi crediamo nella politica e vogliamo fare da corpo intermedio tra la cittadinanza e la politica”.

Che cosa faranno? Diventeranno un partito? È la domanda che molti nella piazza si pongono. “Tutti ci chiedono: ‘E quindi? Vi candidate? Farete un partito?’. Stiamo creando una nuova narrazione contro l’odio”. Sulla pedana c’è tutta la rete delle Sardine che oggi, in piazza San Giovanni, si è manifestata. Ci sono le Ong: “Sarete con noi sulla Sea Watch”. C’è “il re di Lampedusa”, così viene definito Pietro Bartolo, il medico che ha salvato vite in mare e tante altre ne ha viste morire. C’è una ragazza 22enne rappresentate dell’Arcigay per raccontare la sua storia: “Io sono Luce e sono una transessuale”. Ci sono i partigiani e una ragazza musulmana: “Io sono figlia di palestinesi”. Giocano tutti con il rap diventato virale di Giorgia Meloni, che in questa stessa piazza ha coniato il tormentone identitario e sovranista che definisce la nuova destra.

Le Sardine sono nate per contrapporsi al linguaggio di Salvini e Meloni. La portata di questo evento è enorme. È nato sottovalutando la partecipazione che ci sarebbe stata a Bologna e ora che si chiude la prima fase la vita degli organizzatori è stravolta: “Non dormo da tre settimane, ma il percorso non è ancora finito e speriamo non finisca a breve. Si chiude una fase molto complicata di coordinamento e ne inizia un’altra”, spiega il leader delle Sardine che prepara già l’incontro di domenica con i 160 rappresentanti dei territori. Incontro che serve a darsi delle linee guida per tornare sui territori e ascoltare le istanze che arrivano da lì. Le Sardine si conteranno quando ci sarà il voto in Emilia Romagna, dopo il quale sarà il momento di stilare un programma e parlare di temi da “partigiani del 2020”, come si autodefiniscono.

 

I sei punti programmatici del movimento

  1. Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare.
  2. Che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali.
  3. Pretendiamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network.
  4. Pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca tutto questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti.
  5. Che la violenza venga esclusa dai toni della politica in ogni sua forma. La violenza verbale venga equiparata a quella fisica.
  6. 6. Abrogare il decreto sicurezza.