Da Huffpost di oggi, l’articolo di Gabriella Cerami sulla riunione nazionale delle sardine, a Roma il 15 dicembre.

Opzione a sinistra: “Sardine nelle periferie”

Il documento finale dei 150 arrivati a Roma da tutta Italia. Nessun partito, ma impegno sì. A cominciare dall’Emilia

Il loro manifesto politico si basa sul recupero della dimensione sociale, che è quella su cui il Partito democratico ha mostrato in questi ultimi anni molte carenze. Il “motto torniamo nelle periferie, torniamo nei territori”, che la sinistra in questi anni ha ripetuto sempre, non è mai diventato realtà. E in questo spazio disertato hanno deciso di nuotare le Sardine. Dopo il trionfo di piazza San Giovanni, quest’oggi a Roma si sono riuniti i rappresentanti di tutta Italia per stilare un documento. Non c’è una scelta partitica, ma senza dubbio vi è una scelta di campo. Lì dove adesso il sovranismo, da queste parti definito “la bestia”, sta vincendo la sua sfida, questo nuovo movimento decide di andarlo a sfidare a sua volta, riportando la sinistra, in cui le Sardine credono fermamente, nei suoi luoghi natii, ovvero le periferie.

Ma non c’è solo questo. La scelta di riunirsi nello SpinTeam, il palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme dove il 12 maggio scorso di notte entrò l’elemosiniere del Papa per togliere i sigilli ai contatori e riattivare la luce, racconta un elemento importante di questo movimento. Uno stato d’animo che lo ricollega a una sinistra che in questi anni è stata riconducibile al magistero di papa Bergoglio, il quale ai suoi interlocutori non fa che ripetere che le cose succedono nelle periferie perché la storia è lì che si muove.

Da questi presupposti partono le sardine e la scelta dello SpinTeam non è affatto casuale. Un mega striscione campeggia all’ingresso: “W le Sardine, abbasso gli sgombri”. Con una E disegnata tra le b e la r, perché si può leggere anche “sgomberi”. Il legame tra queste due realtà è forte. I centocinquanta rappresentati delle Sardine arrivano alla spicciolata dalle nove del mattino. Nel frattempo in questo palazzo occupato, dove alloggiano centocinquanta famiglie, è un via vai di persone con le buste della spesa, con il cibo che viene portato ai bisognosi per il pranzo della domenica. Al piano inferiore, in una grande sala, sono riuniti i responsabili locali delle Sardine che per la prima volta si guardano in faccia per decidere cosa fare del loro futuro e come essere più utili.

Mattia Santori, il leader di questo movimento, l’ideatore del primo falshmob insieme ad altri tre amici di Bologna, ascolta le istanze che arrivano dai vari territori. Le Sardine si riuniscono anche in piccoli gruppi regionali per parlare delle prossime piazze, dei luoghi dove è necessario andare “per portare umanità”, dicono, “per portare una narrazione che sia diversa da quella dell’odio”. Ma ogni territorio è diverso, ognuno ha le sue esigenze, ogni città vede una realtà politica e amministrativa differente. Ed è anche per questo che davanti a situazioni così eterogenee, Santori frena sull’idea di un partito, nonostante qualche rappresentante durante la giornata abbia tirato fuori l’argomento.

A mezzogiorno arriva il pranzo. È il momento del brindisi con un bicchiere di vino e della foto di gruppo con uno striscione gigantesco con disegnate le Sardine in mare aperto. Santori tira le somme con il suo gruppo ristretto di collaboratori. Il primo obiettivo è non fermarsi e tornare nelle piazze. Ovunque, soprattutto in quelle dimenticato. L’altro traguardo – come dice durante la trasmissione ‘In mezz’ora in più’ su Rai3 – è superare il 25% dei consensi fra gli italiani: “Puntiamo a trovare un dialogo con la politica, non siamo ancora pronti a trovare i punti del dialogo né interlocutore”.

C’è molta cautela ma nessuna strada è esclusa. Prima che si apra la terza fase, nel mese prossimo particolare attenzione sarà dedicata alla Calabria e all’Emilia Romagna. Non ci sarà una lista civica e nessuno è autorizzato a utilizzare il nome Sardine. Sarà però un banco di prova, soprattutto nella regione dove apertamente questo movimento ha detto di sostenere il candidato di centrosinistra Stefano Bonaccini. È qui, nelle piccole città, che le Sardine andranno a convincere le persone soprattutto chi non vuole andare a votare.

Una sardina pugliese, Grazia Desario, parla chiaro: “Non faremo un partito, non ci saranno candidature e non ci saranno liste civiche in Emilia Romagna. Appoggeremo le liste di sinistra”. Intanto le Sardine di Pisa vanno via perché la piazza le aspetta. Piena anche qui. “Negli ultimi 30 giorni – si legge nel documento – le sardine hanno scatenato una straordinaria energia, occorrerà molta pazienza per dare anche un’identità politica a questo fenomeno”. Insomma, il partito può attendere, ma il campo d’azione a sinistra è ben tracciato.

 

Roma, 15 dicembre 2019

Il nostro prossimo passo è tornare sui territori. Con iniziative che saranno realizzate in tutte le regioni d’Italia, liberando la creatività, valorizzando l’arte, favorendo l’interazione fisica fra i corpi.

Decine di iniziative a partire dal mese di gennaio, dopo che si saranno concluse le attività nelle piazze già in calendario. Sarà dedicata una particolare attenzione alle prossime elezioni in Calabria e, soprattutto, in Emilia Romagna, dove è nato il fenomeno sociale delle Sardine. Nel corso della mattinata di oggi, i referenti delle sardine italiane si sono ritrovati e confrontati per definire i prossimi passi. Due ore di discussione divisi in gruppi a seconda delle regioni di provenienza, con l’obiettivo di definire le prossime iniziative che saranno sviluppate sui territori.

Fra queste:

“Sardina amplifica sardina”, che sarà organizzato nel Lazio, per raccogliere i bisogni dei territori attraverso sardine che saranno raccolte in un’unica rete simbolica;

“Tutti sullo stresso treno”, un treno di sardine che attraverserà la Liguria fino alla Francia;

“Staffetta delle sardine”, che sarà realizzata in Sicilia per raggiungere anche le zone con situazioni critiche e complesse.

Oggi per queste nuove iniziative si sono gettate le basi, che saranno poi sviluppate nelle prossime settimane e presentate nel dettaglio.

Un denominatore comune emerso da tutte le proposte è l’attenzione alle zone periferiche, alle piccole città e alle località di provincia. Uno degli obiettivi delle Sardine fino a fine gennaio sarà raggiungere il più possibile territori che, spesso perché in difficoltà, si sono rivelati più vulnerabili ai toni populisti. Lo stesso accadrà in Emilia Romagna, con iniziative ad hoc che saranno organizzate sia nella “bassa”, sia nelle zone collinari e montane.

Nessuna discussione, invece, su temi politici specifici, che per definizione sono complessi e non possono essere affrontati in una mattinata in modo adeguato. Negli ultimi 30 giorni le sardine hanno scatenato una straordinaria energia, occorrerà molta pazienza per dare anche un’identità politica a questo fenomeno. E’ la stessa pazienza che chiediamo al mondo dei media. Capiamo l’urgenza di avere risposte ma ribadiamo che queste, invece, possono maturare solo con il tempo, e con la costruzione di un percorso condiviso che continuerà a rafforzarsi nelle prossime settimane.

Ciò che è certo è che le sardine si sono riunite per combattere tutte le forme di comunicazione politica aggressive, che strizzano l’occhio alla violenza, verbale o fisica, online o offline.

Ribadiamo i punti emersi dalla piazza di Roma e condivisi durante la giornata di oggi:

Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a fare politica invece che fare campagna elettorale permanente.
Pretendiamo che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente su canali istituzionali.
Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network.
Pretendiamo che il mondo dell’informazione protegga, difenda e si avvicini il più possibile alla verità.
Pretendiamo che la violenza, in ogni sua forma, venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica.
Chiediamo alla politica di rivedere il concetto di sicurezza, e per questo di abrogare i decreti sicurezza attualmente vigenti. C’è bisogno di leggi che non mettano al centro la paura, ma il desiderio di costruire una società inclusiva, che vedano la diversità come ricchezza e non come minaccia.

Le sardine nelle istituzioni ci credono, e si augurano che con il loro contributo di cittadini la politica possa migliorarsi. Politica è partecipazione. La giornata di oggi è stata partecipazione. La giornata di oggi è stata politica.