Antonio di Gennaro, Repubblica Napoli 14 dicembre 2019

Che il piano di rigenerazione urbana di Bagnoli prodotto da Invitalia fosse un involucro vuoto, mestamente privo di contenuti, l’avevano già detto i sindacati (CGIL, CISL e UIL), assieme al WWF e al FAI in un circostanziato documento, ma si sa, quella è gente inconcludente, eternamente scontenta. Sulle pagine di Repubblica poi, l’urbanista Giuseppe Guida aveva osservato che un suo studente del secondo anno avrebbe fatto meglio, ma anche qui, la spocchia accademica non conosce fine.

Nel frattempo però la cosa era stata ribadita, nero su bianco, nel parere congiunto rilasciato dai ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali, secondo il quale il piano di Invitalia non era valutabile, perché puramente virtuale (sic!), ma questa volta evidentemente è il muro di gomma della burocrazia a remare contro, i lacci e lacciuoli che lo Sblocca-Italia si era prefisso di recidere e dissolvere.

Come la mettiamo ora, che a obiettare non sono più i piantagrane di varia provenienza ma, come raccontato ieri da Repubblica, la Consulta delle costruzioni, sarebbe a dire l’imprenditoria, le professioni, le centrali cooperative, l’associazione costruttori, un pezzo di classe dirigente della città, che difronte all’incapacità di Invitalia di motivare il percorso intrapreso, si vede costretta a prender carta e penna e comunicare direttamente al Ministro Provenzano le proprie perplessità?

L’occasione per il gesto clamoroso è lo sbilenco concorso di idee indetto da Invitalia per ridisegnare ancora una volta l’area dell’ex acciaieria. Un’iniziativa rispetto alla quale, come ha dichiarato ieri a Repubblica il presidente della Consulta delle Costruzioni, il professor Alessandro Castagnaro “… siamo fortemente critici. Manca un quadro di sostenibilità finanziaria, non c’è chiarezza, non è un concorso di progettazione ma di idee. E poi vengono escluse alcune categorie professionali molto importanti, come gli agronomi: quando si parla di paesaggio non si può tenere fuori questa categoria. Ci sono una serie di criticità molto forti che ci portano a essere dubbiosi».

A questa cortina fumogena la Consulta propositivamente oppone il lavoro fatto, le decisioni pubbliche già prese, fino ai progetti approvati e cantierabili, sono trentatré quelli censiti, pienamente coerenti con il quadro delle previsioni urbanistiche vigenti, che potrebbero essere avviati immediatamente, senza attendere la palingenesi di una bonifica senza fine, l’unica grande, costosa opera pubblica che sembra stare a cuore a Invitalia.

Alcuni sorprendenti dettagli della quale, sono stati illustrati dai tecnici di quella società nel convegno a Castel dell’Ovo dello scorso 11 dicembre, e qui siamo davvero dalle parti del dottor Stranamore, perché l’idea sarebbe quella di ricollocare in situ, nella stessa area, i materiali provenienti dalla rimozione della colmata (che sarebbe bene a questo punto mettere in sicurezza e lasciare lì dov’è), seppellendo così nuovamente i suoli esistenti; e di procedere alla bonifica dei fondali su uno specchio d’acqua sconfinato, di 14 chilometri quadrati. Insomma, lo sconvolgimento di un ecosistema – mare e terra – che con altri approcci, improntati alla sobrietà più che all’onnipotenza, andrebbe invece guidato, in tempi ragionevoli, verso condizioni di equilibrio e sicurezza.

La lettera della Consulta al ministro Provenzano è un appello serio alla responsabilità: davanti a percorsi così spregiudicati e incerti, è necessario che sia il territorio, con le sue istituzioni e le forze economiche e sociali, a ritrovare rapidamente un ruolo e una voce.