Antonio di Gennaro, Repubblica Napoli del 20 giugno 2020
Quella che provi in questi giorni a leggere i programmi per il dopo-pandemia è la vertigine della lista, la fascinazione descritta da Umberto Eco che l’uomo da sempre prova per gli elenchi – si tratti di luoghi, città, libri, eserciti o persone – e la spiegazione è che le elencazioni sono pur sempre racconti del mondo, della sua molteplicità e completezza.
Prendi il programma preparato dalla squadra di esperti di Colao, già messo da parte: 102 idee per il rilancio 2020-2022, c’è tutto o quasi, tanto che alla fine risaltano le poche cose che mancano, a partire dal Mezzogiorno. Come se si potesse prescindere, per far ripartire l’Italia, dal fatto che ci sono pezzi di Paese nei quali l’offerta di servizi essenziali e opportunità di futuro per le persone, già depressa prima dell’emergenza, rischia seriamente di inaridirsi ancor di più dopo.
Anche l’agricoltura manca, e questo è un guaio, non tanto per la sicurezza alimentare, che pure è un obiettivo strategico della nazione, quanto perché le attività agricole e forestali sono la base in Italia della manutenzione quotidiana di quell’85% di paesaggio che non è fatto di città ma di campi coltivati, praterie e boschi. Una fabbrica multifunzionale di bellezza, che secondo il presidente Conte dovrebbe essere la risorsa base per la ripartenza del Paese.
Ma la forza dei programmi-lista sta nel fatto che sono racconti esaustivi del mondo: la promessa/illusione che l’intera realtà che ci circonda, con tutta la sua complicazione, complessità e imprevedibilità, risponda alla fine, grazie all’incantamento della lista, alla nostra capacità di controllo.
Il programma presentato dal governo agli Stati generali in corso in questi giorni a Villa Pamphili è esteso e ramificato non meno di quello di Colao, è anch’esso un programma-mondo, un’elencazione enciclopedica di obiettivi, e infatti qui l’agricoltura c’è, e pure una parte dedicata al riequilibrio territoriale, con la proposta dell’introduzione al Sud di una fiscalità di vantaggio per attrarre investimenti.
Resta il fatto che, in mezzo a questa impressionante selva di propositi, slogan, parole d’ordine, un sentiero realistico deve essere tracciato, scegliendo rapidamente con responsabilità, all’interno della sterminata mappa del programma-mondo, le pochissime parti ritenute decisive, quelle che devono essere affrontate per prime, per orientare davvero il corso delle cose: le tre-quattro priorità cui dedicare il tempo e le risorse a nostra disposizione, che restano comunque limitate. Solo così convinceremo tutti in Europa che facciamo sul serio, fermo restando che tra queste cose, la riunificazione di questo Paese troppo lungo, per usare le parole di Giorgio Ruffolo, è ancora al numero uno.
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