Antonio di Gennaro, 27 aprile 2023

Grazie, resto a casa. Con tutta la gioia, la commozione che ci ha afferrato al gran gol di Raspadori, il momento in cui tutti abbiamo sentito che era fatta davvero. Però grazie, me ne sto a casa.

A pensarci, una commozione non diversa da quella vissuta sedici anni fa nel momento della promozione dalla C alla B, e poi il ritorno in A. E’ passato tanto tempo, non c’era tutta questa frenesia: il Napoli degli scudetti e del dio del calcio in terra non esisteva più, erano solo radiocronache ascoltate a casa da soli, cose importanti solo per noi. 

Tornare a quei momenti aiuta a comprendere ancor di più la qualità del progetto sportivo e imprenditoriale che Aurelio De Laurentis già allora doveva avere in mente.

Per il resto è tutto un mistero, cosa sia questo demone che ci prende totalmente, che comanda i sentimenti e la felicità, con una potenza che le altre nostre povere occupazioni terrestri proprio non possiedono.

L’entusiasmo collettivo finisce ora per contagiare anche quelli che sembravano immuni dal culto: i figli che studiano o lavorano fuori tornano a Napoli apposta, non vogliono mancare alla grande festa, anche quelli che il calcio non gli era mai importato più di tanto, ma è evidente che questa è una cosa va al di là dell’evento sportivo.

Gli amici sparsi per il mondo ci avevano già raccontato dell’interesse crescente intorno al Napoli, alla sua cavalcata entusiasmante, forte solo della propria qualità di gioco, la capacità di dominare il campo, lo spazio, l’avversario, in Italia e fuori, è una storia che ha affascinato molti in giro per il globo.

Così oggi non sorprende ci possa essere anche un turismo legato allo scudetto, decine di migliaia di presenze che saranno qui, come si va al Carnevale di Rio, a un grande rito e spettacolo collettivo al quale, al di là del proprio tifo e appartenenza, non si vuole mancare.

Tutto ciò in un momento storico particolare, nel quale la città è nel cuore del mondo, con la sua bellezza, la cultura, l’immaginario, la gente, la storia, a dispetto di tutti i limiti e le insufficienze. Anche questo alla fine è un mistero. Sta solo a noi, ora, da tutta questa felicità provare a costruire qualcosa, anche piccola, che resti.

Un fiume di emozioni e speranze tutte insieme, per questo sia lode a Eupalla, la dea del calcio, ma non penso di farcela, è una cosa troppo grande, i quartieri vestiti di azzurro li ho respirati tutti, grazie, resto a casa.