Antonio di Gennaro, Repubblica Napoli 11 giugno 2023

Con la rimozione degli addobbi inizia il rientro alla normalità, è giusto che a un certo punto le endorfine e l’adrenalina scendano, altrimenti diventa una malattia, e qualcosa rimane, anzi molto, ed è il contributo che anche il calcio ha dato al sentimento positivo con il quale in questo momento il mondo guarda a Napoli.

Senza bisogno di una regia, la città ha costruito in questi ultimissimi anni un soft power basato sull’arte, il cinema, la cultura popolare, la letteratura, il turismo d’affezione, e non è un fatto solo di immagine, è tutto un racconto che Napoli va facendo di sé stessa all’opinione pubblica globale, che immancabilmente piace, persuade.

Se volessimo usare il gergo dell’economia, diremmo che non è tanto il rating della città che si è innalzato (la sofferenza socio-economica strutturale rimane, assieme all’offerta complessivamente scadente di servizi, abitazioni, spazi verdi) quanto l’outlook, che è diventato positivo, l’idea che la città si sia finalmente avviata su un percorso di miglioramento.

Naturalmente è parte del discorso il fatto che Napoli abbia in questo momento una guida credibile, ma è evidente che il miglioramento strutturale richiede tempo, tenuto conto che il sindaco Manfredi e la sua giunta sono chiamati a un lavoro ai limiti del possibile: quello di correre il gran premio mentre stai ancora fabbricando la vettura. La principale opera pubblica che il sindaco è chiamato a realizzare è quella di ricostruire una macchina amministrativa azzerata da un lungo, mesto ventennio di declino.

Passi fondamentali sono stati fatti, a partire dalla messa in sicurezza del dissesto grazie al patto col governo centrale, i concorsi per nuovi funzionari e dirigenti, l’appianamento della controversia sulla proprietà dei suoli a Bagnoli.

Rimangono, in quest’ultima importante partita, gli strascichi nefasti della legge Sblocca-Italia del 2015, con l’assegnazione a un ente di servizio come Invitalia di un anomalo potere decisionale di fatto, e il protrarsi di una bonifica infinita, che da strumento si è trasformato in una vicenda kafkiana senza fine, quando il parco c’è già, e bisogna solo riaprire i cancelli.

Insomma, per migliorare il rating il lavoro è lungo, e richiederà il contributo di tutte le energie delle quali la città dispone. In questa prima fase della nuova amministrazione un ruolo importante di supporto lo ha svolto l’Università, spingendo a mille sul pedale della sua terza missione, che è la crescita del territorio, ma è evidente che per mettere a punto le nuove strategie delle quali la città ha bisogno sarà necessario allargare il campo, aprendo a una collaborazione e una partecipazione più ampia e diversificata.

Per fare tutte queste cose, anche la felicità per lo scudetto, la reputazione a mille, il nuovo soft power della città sono risorse ed energie importanti, che pure contano, se solo vogliamo costruirci sopra qualcosa.