Suona più o meno così il titolo dell’ultimo libro di Enrico Letta, un ragazzo serio, che ha lavorato sodo, si è sempre messo in gioco in prima persona, viene dalla scuola di Beniamino Andreatta. Dopo i giorni amarissimi per la sinistra, eviterei scomuniche preventive: questo governo, se avrà la fiducia, andrà giudicato dalle politiche, i provvedimenti che riuscirà a mettere in campo. Ci lasciamo alle spalle il flop dei bocconiani, persone che hanno dimostrato di non aver la più pallida idea di cosa sia diventato il paese, quali siano le condizioni di vita delle famiglie italiane in questi anni difficili, dei piccoli, gli anziani, i deboli, i giovani che stanno costruendo la propria vita. Basta. Ora c’è un governo politico, una squadra giovane, a forte presenza femminile, con individualità di spicco, a cominciare dalla Bonino. Certo ci sono anche Alfano, e il sagace Lupi alle infrastrutture, ma tant’è. Mentre scrivo sta giurando Cecile Kyenge, attimi di vera commozione, poi il bel volto di Josefa Idem, la piccola Emma sicura e sorridente, vestita di rosso.
Trovo rifugio nei modi di dire anglosassoni, wait and see, il budino si giudica assaggiandolo. Nel frattempo ci rimbocchiamo le maniche e ripartiamo ancora una volta: la costruzione di una politica riformatrice per il paese, l’attuazione del programma di democrazia politica, sociale ed economica scritto nella Costituzione del 1948, è un lavoro che non avrà mai fine.
Mentre scrivo il post, in contemporanea alla cerimonia del Quirinale, le notizie e le immagini dell’attentato ai due carabinieri davanti palazzo Chigi, le sirene delle ambulanze. Per il nuovo governo un avvio drammatico. Speriamo sia un gesto isolato. L’Italia ha già pagato un prezzo spropositato al terrore e alla brutalità.
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