Paolo Frascani, Repubblica Napoli del 17 gennaio 2016

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Non sparate sul pianista. I comuni della provincia (ex), di Napoli, sono sotto tiro. Il fantasma mortifero dell’inquinamento nella Terra dei fuochi aleggia nuovamente. È una minaccia che grava su molte comunità del territorio metropolitano: il marchio di una condizione ambientale irredimibile. Si torna a parlare anche di Pomigliano d’Arco, e non per ricordare il primato, riconosciuto al gruppo Fiat/Chrysler, di leader nazionale delle vendite, (più 21 per cento, su base annua),né per la buona prova data dalla coabitazione tra sindacati e dirigenza. Il centro è salito agli onori della cronaca per la polemica sui festeggiamenti per il santo patrono: chiudere per un giorno lo stabilimento o continuare la produzione. Soluzione, questa, che, alla fine, è prevalsa, ma senza impedire che “il caso” mettesse in mostra la difficoltà di armonizzare la sensibilità religiosa con la competizione globale. E, infine, Quarto, divenuta emblema della crisi politica delle periferie meridionali.

I fatti sono noti. Confuso è, invece, il profilo dei loro protagonisti, dedotto dalla cronaca: Rosa Capuozzo, il sindaco sull’orlo di una crisi di nervi, ferma nell’anteporre le ragioni del territorio alla “ragion di stato” del direttorio grillino, ma anche vulnerabile, perché sotto l’osservazione della magistratura, e, quindi, il gruppo consiliare che, pur con significative defezioni, continua a sostenerla. Sono “politici per caso”, spinti dagli stessi dirigenti che oggi li scomunicano, a scendere in campo per scompaginare i giochi della politica locale. Impreparati di fronte a un compito di tal genere, sono stati scacciati dal paradiso terrestre dei puri e immarcescibili seguaci del grillismo, per l’appoggio dato al sindaco. Una scelta che suscita le critiche di un Pd scatenato contro le incongruenti ipocrisie del direttorio 5stelle, ma offre anche lo spunto per una riflessione sulla politica locale. Quarto ha bisogno di essere governata. Ha sperimentato la presenza di interessi malavitosi che, dopo averla cementificata, cercano di assicurarsene il controllo politico, mediante connivenze e appalti pilotati. L’amministrazione Capuozzo ha ricevuto un mandato dalle urne e intende onorarlo. Il suo portavoce ha annunciato con voce esitante, ma con autentica determinazione, l’intenzione di appoggiare il sindaco; poi il fronte si è incrinato, ma i giudizi raccolti dalla telecamera, (Sky Tg 24) per le strade del piccolo centro, sono unanimi: invitano la giunta a non dimettersi. Non aggiungono che il problema politico locale, il destino sociale e civile della loro comunità, è stato completamente ignorato, e ciò non è irrilevante. La vicenda di Quarto non si esaurisce in ambito municipale perché chiama in causa la formazione di un nuovo ceto politico, nell’intera area metropolitana. Riguarda i cittadini che qui , come in altri comuni, durante la crisi dei rifiuti, e domani, magari, a Napoli, scendono in campo contro i vuoti e le omissioni della politica “ufficiale”. Una scelta che non può essere demonizzata dai partiti politici, né strumentalizzata dalle pratiche spregiudicate dei giovani leader pentastellati. Sono immemori del tempo della propria formazione politica, speso a “contrastare” in altre Quarto della “provincia abbandonata” e pensano, ormai, “in grande”, chiudendo rapidamente i conti con questo territorio. Non è la strada da seguire.

I criteri di selezione del ceto politico municipale vanno concordati su una più ampia scala istituzionale. La Terra dei fuochi in attesa di redenzione, Pomigliano costretta tra il vecchio retaggio comunitario e un nuovo futuro economico, sono parte integrante, con Quarto, della città metropolitana di Napoli, e, come tali, vanno aiutate ad affrontare le proprie difficoltà. Conviene ricordarlo a tutti, per guardare da vicino l’evoluzione di un territorio che non si lascia interpretare dalla ristretta prospettiva del Centro Storico di Napoli né, tanto meno, dalle stanze della politica romana.

L’immagine è tratta da vesuviolive.it