Il professor Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’Istituto dei tumori “Pascale” di Napoli ha inviato a Repubblica Napoli una lettera nella quale critica il mio articolo del 30 aprile “Se i luoghi comuni contagiano “Nature”” (qui pubblicato nel post “Se anche “Nature” prende una cantonata”). La lettera è stata pubblicata dal giornale lo scorso 9 maggio, assieme alla mia replica.

 

 L’editoriale di “Nature” sulla Terra dei Fuochi

Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico Istituto Nazionale Tumori Napoli.

Mi riferisco all’articolo del 30 aprile di Antonio Di Gennaro “Se i luoghi comuni contagiano Nature” nel quale vengono attaccate le mie dichiarazioni riportate all’interno dell’editoriale pubblicato dalla prestigiosa rivista Nature sulla Eredità Tossica e la Terra dei Fuochi. Purtroppo siamo in un paese e in una regione nella quale chiunque si sente in pieno titolo di esprimere delle opinioni trancianti senza avere dati alla mano e soprattutto senza conoscere i dettagli della nostra idea progettuale che riteniamo sia opportuno prendere in seria considerazione. Mi domando come faccia Di Gennaro a dire che la nostra «proposta tanto impegnativa si basa su ipotesi sperimentali assai controverse» quando non ha in mano alcun dettaglio sugli aspetti della proposta, su come effetti-vamente sia articolata, il rigore scientifico che la caratterizza e le domande alla quali vorrebbe fornire delle risposte. Di Gennaro, prima di esprimere un “verdetto” così definitivo mi avrebbe potuto contattare per avere dei chiarimenti, ma non lo ha fatto. Probabilmente perché come molti altri conterranei preferisce mantenere un elevato livello di inedinizione su come stanno veramente le cose nel nostro territorio anziché mettere in moto un approccio rigoroso per approfondire, chiarire e dare delle risposte precise.

  

La risposta di Antonio di Gennaro

Ringrazio il professore, gli approfondimenti sulla proposta non sono necessari, mi bastano le anticipazioni di stampa e quelle contenute nell’editoriale di Nature. Il mio parere sul progetto coincide con quello a suo tempo espresso per lo screening sanitario finanziato col decreto Terra dei Fuochi, che costerà all’erario non si sa bene se 20 o 50 milioni. Sono tutte idee che nascono da una visione delle cose orientata, che racconta di un ecosistema integralmente e inesorabilmente compromesso, e di un rapporto accertato tra rifiuti e salute umana. Io ritengo invece che la questione cruciale non sia il supposto aumento dei tassi di incidenza delle patologie tumorali, ma l’acclarata minore sopravvivenza, nella nostra regione, delle persone affette da tali patologie. La nostra terra non ha bisogno di studi e monitoraggi, ma di un rafforzamento dei servizi sanitari di base, sul fronte della prevenzione e su quello dell’assistenza, assieme a politiche pubbliche serie, per mettere in sicurezza i siti inquinati, e un po’ d’ordine in un’area metropolitana nella quale tutti gli standard di civiltà sono drammaticamente carenti. Per il resto, il professore può star tranquillo: sono un conterraneo che purtroppo, per motivi professionali, lo stato di salute delle nostre terre, acque e sistemi agricoli lo conosce bene. E che comunque ritiene un dovere civico intervenire, senza reverenze fuori luogo, in un dibattito dal quale dipende la qualità della risposta collettiva ai problemi della terra che abitiamo. (a.d.g.).