Antonio di Gennaro, 18 febbraio 2015
E’ stato definitivamente annullato ieri dal Tribunale del Riesame, dopo una battaglia legale durata 15 mesi, il decreto con il quale la magistratura aveva sequestrato il pozzo e il fondo agricolo di Vincenzo Capasso, l’agricoltore di Caivano. Il Riesame ha integralmente recepito la sentenza della Cassazione, che esaminando il ricorso dell’agricoltore, aveva stabilito che quei prodotti agricoli erano sani, che la composizione dell’acqua è pienamente compatibile con l’uso irriguo, senza rischi per la salute pubblica; che la concentrazione più elevata in alcuni elementi minerali (manganese, fluoruri, arsenico), tipica dei suoli vulcanici di Campania felix, deve essere collegata al valore di fondo naturale, ed è un aspetto peculiare della fertilità di queste aree. Vincenzo Capasso, che prima della sentenza, come ogni giorno, si era recato alle cinque del mattino in campagna per avviare il lavoro, è stato assistito in questa complicata vicenda dall’avvocato Marco De Scisciolo, con la consulenza ambientale di Aurora Brancia, e quella agronomica di Silvestro Gallipoli. Sempre ieri, come raccontato da “Repubblica”, il ministro dell’Ambiente Galletti, al termine della campagna di monitoraggio capillare condotta in questi mesi, ha confermato la completa salubrità, sicurezza ed eccellenza delle produzioni agricole della piana campana, osservando che sarebbe ora di smetterla di riferirsi sbrigativamente, a questa parte del paese, come alla “Terra dei fuochi”.
Con il dissequestro dei suoli agricoli di Caivano si conclude una lunga e dolorosa vicenda pubblica, che ha causato danni gravissimi, economici e di immagine, all’agricoltura della Campania. E’ stata una lezione per tutti. Si era persa la cognizione che ci fosse ancora un’agricoltura al bordo della città, addirittura all’interno di essa, come accade nel Parco delle Colline di Napoli. Che ci fossero ancora agricoltori, trattati alla stregua di individui invisibili, a cittadinanza limitata, oscuri produttori di rischio. Ora sappiamo che quest’agricoltura clandestina continua a produrre quasi la metà del valore aggiunto agricolo regionale; che i suoi operatori lavorano per mantenere un ordine, una decenza e una qualità nell’informe caos metropolitano. Che i loro prodotti possono e devono tornare sulle nostre mense, con serenità e orgoglio, e che da oggi acquisteremo solo in quei negozi che espongono il cartello “Qui si vendono prodotti agricoli della piana campana”.
2 commenti
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19/02/2015 a 10:41
lellobove@libero.it
Le invio un aricolo pubblicato su ALIMENTA dal titolo: I piani di sicurezza alimentare in situazioni di emergenza: il ruolo del Dipartimento di Prevenzionedell’A.S.L. L’Unità di crisi sugli alimenti strumento operativo per la gestione dell’emergenza “Terra dei fuochi”.
Saluti Raffaele Bove
Raffaele Bove DVM, PhD , Di.Ma.
Dirigente Veterinario Asl Salerno
20/02/2015 a 19:05
Antonio di Gennaro
Grazie dott. Bove, l’articolo mi è poi arrivato per mail, contiene riflessioni con le quali concordo. Antonio di Gennaro